"Mule Toste"


zona Monte - Paulis
25 novembre 2006




Report "Mule toste"
25/11/2006 .

L'incontro doveva essere alle 9.30....io Mirco,Luca e Duca siamo arrivati alle 10!
Le cause sono diverse, ma tutte valide, si insomma le solite cose che capitano tutti i week and!
Luca, dopo Simbi, entra nell'asfalto, scivola perchè la strada è umida e si spalma a terra....il tutto, "ridendo a lacrime"!
Sulla statale, notiamo un posto di blocco, e rallentiamo vistosamente.
I motivi per avere paura, c'erano tutti.
Io senza targa, Mirco senza assicurazione, Duca con la moto da cross, insomma, da tre motociclisti, "non di bessiri manc'unu" !
Sulla strada nuova verso margine rosso, Luca con il TT grippa, non una, non due, ma tre volte!
Praticamente camminava con una scia di fumo bianco di 100 mt che lo seguiva!

Arriviamo al bar, appena viste le attrezzature e i mezzi dei nostri compagni, una profonda sindrome di inferiorità ci ha pervaso l'anima!
E buona parte delle colpe le aveva il road book satellitare di Giuseppe!



Noi quattro, sembravamo usciti da un film di Bud Spancer anni settanta!

Ci tiriamo su il morale a vicenda prendendoci a schiaffi.
Partiamo, e dopo il solito pezzo in salita verso la casa in pietra, Luca ha i primi problemini....perde la marmitta, che legherà a fil di ferro, si allenta qualche cosa nella forcella, che legherà a fil di ferro, si piegherà qualche cosa all'altezza della pedana sx, e finito il fil di ferro, si arrangia a colpi di pietra da 3 kg 1/2!

Abbandonerà il percorso all'altezza dell'ingresso sentiero Italia, quando ha notato che il fil di ferro non sarebbe bastato per tenere l'arto inferiore collegato al busto!
Ci dispiace perchè dovremo fare a meno della sua simpatia.
Con lui si dilegua Duca.
Seguiranno Davide per la strada del rientro, sono le 13!

Da qui in poi il pezzo è tosto , in particolare in un punto.
Saliremo uno alla volta, con pazienza, sudando sangue!
Nicola và per primo.
Grazie a lui capiamo la traiettoria da prendere.....Salvatore ne approfitta, cambia canale e...
...., sarà il suo incubo, o meglio l'incubo della gomma posteriore, delle gambe, e del pistone!
Alla fine passa.
Il prossimo sono io, riesco a superare il gradino, ringrazio mamma per avermi fatto le gambe lunghe.
Null'ultimo pezzo cado comunqe.
é la volta di Mirco che sale di potenza,



e di potenza ne scarica talmente tanta, che a detta di Nicola ha spostato l'asse di rotazione della terra!
Chi invece è passato bene, senza inconvenienti è Giuseppe...



...si và bè, a parte qualche piccolo disguido è andato come se fosse aiutato da una mano divina scesa dal cielo..



per il resto, tutto ok!



Finito il massacro, tutti su a fare spuntino!
Io e Mirco non ci siamo fatti pregare molto, e si capisce..



...tante grazie ancora ai ragazzi!



E tante grazie a Giuseppe per il fantastico giro organizzato!








Report di Giuseppe


Presenti in 8 al Gerebar: il sottoscritto Indiano su DRZ, i 3 Kappisti furgonemuniti del Team Centro Carrelli: Gallina, Salvatore e Davide, seguono poi, con un po' di ritardo, Alessandro e Mirco su XR e, a sorpresa, Efisio "DucaConte" su CR 250 e Luca su TT 350 "fil'e ferru" (niente a che vedere con la bevanda superalcolica).
Saliamo rapidi verso Mont'e Paulis, la strada è trafficatissima.
Dopo la casetta in pietra incrociamo due zioddi armati di ruspa che continuano a fare danni sulla sterrata, più su Tino Valtellino e un altro non identificato e, distanziato di parecchio, il resto del loro numeroso gruppo, con Alberto Valtellino, Beppe di Tecnomoto e un sacco di altri enduristi mattinieri.
Prima di affrontare Sa Golla andiamo a verificare il nuovo assetto dei Pietroni ruspati.
E' una tristezza, tutto stravolto e ricoperto da uno spesso strato di terra nera.
Ci si potrebbero organizzare delle cronoscalate da terza piena.
Macchine di cercatori di funghi e cacciatori in ricognizione ovunque.
Ma verrà la pioggia! Prima scaverà profondi canaloni e renderà tutto un merdaio, poi si porterà via tutta la terra e torneranno fuori le rampe di roccia ed i Pietroni originari (antica maledizione indiana :-)))).
Scendiamo il primo pezzettino e risaliamo dalla 723, che per fortuna è ancora integra.
Saliamo ancora e si va a Sa Golla.
Il terreno è perfetto e le MT16 nuove di pacca tengono in maniera libidinosa.
Unico problema fa piuttosto caldo e beviamo come cammelli. Breve briefing alla casa macigno e scendiamo giù nel bosco in fila indiana (ovviamente).
Io sono in testa ed ho l'onore ed il piacere di scontrarmi con tutta la vegetazione che è cresciuta sul sentiero.
C'è di tutto: grossi rami di corbezzolo e leccio, su cui sbatti la testa nonostante sia coricato sul serbatoio, liane di rovo, che ti assaltano a tradimento agli occhi ed alla gola, arbusti di murdegu forti ed elastici, che ti abbracciano la ruota ed il telaio e ti stoppano.
Dopo poco gli occhiali mi si appannano e devo proseguire senza, il che non migliora le cose.
Il momento peggiore è quando un ramo mi aggancia il frontino del casco e resto appeso per la testa con la moto che mi tira giù.
Per fortuna, dopo qualche tentativo riesco a liberarmi di lato prima di restare impiccato.
Per il resto mi limito a procedere alla arrogutottu, a dispensare grosse pedate ai rami che mi stoppano ed a schivare il resto.
L'unica potatura della giornata è un grosso ramo di corbezzolo che intralcia un passaggio angusto, tagliato da Nicola che vuole provare il mio segaccio spaziale.
Il fondo e piuttosto tecnico, quasi tutto in discesa, a tratti molto ripida, con gradoni di roccia, radici, pietre smosse, terra cinghialata e canaloni.
Però si procede senza cadute e grossi problemi, a passo lento ed implacabile.
Facciamo qualche breve sosta per tirare il fiato e far raffreddare i motori che tendono a surriscaldare.
Luca ne approfitta per legare a fil'e ferru i vari particolari che si smontano dal TT (scarico, etc.) gli altri per prendere funghi e corbezzoli, bere e guardare il panorama.
Nonostante il mio road book artigianale avvolto sul cavo freno, manco un paio di bivi, quasi invisibili, e dobbiamo tornare indietro di pochi metri.
Nell'ultimo tratto, che avevamo già percorso e ripulito con i Maurizi, posso finalmente accelerare e con i Kappisti seminiamo il gruppo di coda, che si perde per qualche minuto nei senterini da conigli della radurina finale.
Per fare tre Km di mula ci abbiamo messo quasi 2 ore, come media fa schifo.
Però siamo molto contenti, abbiamo aperto una nuova deliziosa via, che una volta ripulita meglio ci darà grandi soddisfazioni.
Per una mula che muore (Pietroni), una mula che nasce (antico detto indiano :-)))).
Mentre gli altri, muniti di camel back e grosse scorte idriche, fanno pausa sotto gli alberi di Dispensa Vecchia, io Alessandro e Mirco, che abbiamo esaurito da tempo il nostro misero mezzo litro, ci spostiamo al guado qualche metro più avanti per rinfrescarci.
Dopo una saggia dissertazione sulla scarsa affidabilità igienica di quell'acqua, sulla presenza di bestiame a monte e sugli effetti della gastroenterite, ci arrusciamo tutti e ne beviamo almeno 3 litri a testa.
Raggiunti gli altri saliamo verso i guadi del Rio Sa Ceraxa.
Al primo guado sul Baccu Eraneddu ci separiamo: Davide, che deve rientrare presto a casa, prosegue verso Buddui e Monte Cresia e il Duca e Luca, che ha esaurito da tempo il fil'e ferru, saggiamente si uniscono a lui.
I 5 superstiti guidati da Nicola svoltano a destra e si dirigono baldanzosi verso il Baccu Eranu, sentiero Italia e Sfinge.
Io a dire il vero sono un po' titubante: sono già stanco, ho bevuto troppa acqua, ho gli occhiali sempre appannati, non riesco a guidare in piedi per i rami bassi ... ho finito le pinnicche!
Il primo tratto è molto bello e relativamente facile e veloce, simile alla 723: tunnel nel bosco, terra cinghialata con pietre miste.
Devi solo aprire il gas e salire, cercando di guidare in piedi schivando i rami bassi.
Riesco comunque a prendere la prima zappulata.
Alessandro a Salvatore mi tirano su e ripartono con Mirco.
Io li seguo ad andatura prudente e recupero un po' di fiato.
Li raggiungo al termine del tratto facile, al guado del Baccu Eranu, dove un ampio portale di rovi segna l'inizio dell'inferno dell'endurista (o paradiso secondo i gusti).
Canaloni, roccioni, pietre, radici, alberi da schivare e soprattutto gradoni belli alti.
Mi metto in coda nel tunnel di rovi dietro le moto spente ed attendo il mio turno.
Nicola ha già studiato la situazione nel primo tratto e dopo un po' parte.
Non faccio in tempo a vederlo, lo sento salire, sgommare, salire ancora e poi silenzio.
Salgo anche io a piedi con Mirco a vedere.
Ci sono un po' di pietre viscide, gradini e canaloni, non facile, ma neanche impossibile.
Prova Salvatore, finisce nel canalone, sgomma, spara parecchie pietre e con una spinta sale anche lui.
Poi Alessandro, che inizia alla grande e si schianta nel solito canalone, poi Mirco, con qualche difficoltà ed infine io, che mi schianto ugualmente dopo aver tentato una improbabile traiettoria in cresta.
Mi danno una mano a rialzare la moto.
O meglio, per essere precisi, un avvoltoio prima mi fotografa per terra e poi con gli altri mi aiuta :-))).
Con una sana spinta supero anche io il tratto.
Nicola, per rallegrarci il morale, comunica che più su c'è una curvettina niente male dove si può scegliere tra un ardito passaggio in sponda parabolica in velocità ed un più prudente e salutare sgambettamento in fondo al canalone con gradone finale da 70 cm. Poi partono tutti.
Arrivo alla curva e, più che altro per scarsa lucidità mentale, tento il passaggio alto, schiantandomi da una altezza notevolissima.
Per fortuna niente danni, tiro su la moto, porto giù nel canalone l'anteriore che è rimasto sui monti e, zampettando, salgo sul gradone, che si rivela di una facilità impensabile.
Più avanti c'è un taglio in diagonale di un'altro canalone profondo e successiva uscita in fuoripista nel bosco, perché il sentiero è peggio.
Cado anche là, ma ormai sono autonomo, mi tiro su e proseguo.
Slalom tra pietre ed alberi con l'assistenza di Nicola che è sceso a controllarmi e poi passaggio finale a manetta nello stretto corridoio tra gli alberi e la voragine.
Nicola teme che ci finisca dentro e gli vengono tutti i capelli bianchi :-))).
Poco dopo siamo alla Sfinge, poi ci fermiamo al nuraghe di M. Arbu a fare uno spuntino, facciamo tutti i Pietroni in discesa a manetta (che schifo), accompagnamo Nicola e Salvatore, che ne hanno ancora voglia, all'attacco del Macigno, e con Ale e Mirco ce ne torniamo a casa, previa bevutona al Gerebar.
Volevamo passare a Simbi per salutare l'altro gruppone di polverosi, ma è troppo tardi.

Grazie a tutti per la bella uscita ed alla prossima.

L'Indiano